Meduna di Livenza, 16/06/2012.

Si è conclusa sabato con la consueta serata finale l’annata sportiva 2011-2012 della Pallavolo Meduna e quello che si prospetta è un futuro-senza futuro; la stagione appena terminata ha lasciato alla dirigenza liventina una matassa troppo intricata da sbrogliare al punto che l’unica, dolorosa ed inaspettata via d’uscita è la chiusura del settore maschile (quello femminile continuerà la sua attività anche se con tempi e modi ancora da definire).

L’annuncio di una tale epilogo si è rivelato quasi un pugno allo stomaco per tutti i giocatori, soprattutto per i ragazzi che hanno fatto la storia di questa società a cominciare dal capitano Andrea Cusin senza dimenticare Fabio Cigagna, Diego Davidetti, Giuliano Bonadio e Andrea Venturin, ma anche per tutti gli altri (Alessandro Carniel, Michele Nardo, Andrea Zanchettin, Sirio Fantin, Massimiliano Giulari, Luca Conforti, Tiziano Oggian ed il sottoscritto) che tanto si erano affezionati alla causa gialloblu.

E’ indubbio che i risultati fallimentari dell’ultimo campionato abbiano prestato il fianco alla decisione di dismettere la squadra maschile (pur non essendone la causa principale, l’attuale fase economica non agevola il compito delle società sportive, soprattutto di provincia) che a settembre aveva una rosa di tutto rispetto per centrare la salvezza piena ma forse anche qualcosa di più: gli arrivi di Luca Conforti, Sirio Fantin e Alessandro Carniel sulla carta non solo avrebbero dovuto garantire qualità ed esperienza ma avrebbero dovuto permettere anche alternative valide in molti ruoli.

Dopo 8 gare il grave infortunio patito da Sirio Fantin (investito del ruolo di principale terminale offensivo) ha costretto il coach Andrea Bellinaso (anche lui nuovo a Meduna) a rivedere tutti i suoi piani e dopo molte ipotesi di formazione si è trovata una vera quadratura solamente a febbraio inoltrato quando una buona metà di campionato era già in archivio e la classifica piangeva come un neonato senza la mamma.

La ricezione è stata per molti mesi additata come principale responsabile delle debacle venete e l’altrettanto grave infortunio di Massimiliano Giuliari sommato alle imperfette condizioni fisiche di Giuliano Bonadio (per gran parte di stagione purtroppo) hanno oltremodo favorito questa interpretazione: purtroppo non abbiamo numeri precisi per avvalorare o smentire questa tesi, ma possiamo dire che vi sono state anche ampie dimostrazioni del contrario perché con ricezione perfetta erano poi la regia o l’attacco a risultare deficitari.

Spesso è stato sacrificato parte del lavoro tecnico per un difficile esercizio mentale nel cercare di capire le ragioni del buio pesto che calava nel campo gialloblu ed anche questo approccio non ha portato risultati tangibili se non confondere ancora di più le idee che invece abbisognavano di chiarezza come il sempre povero neonato ha bisogno della sua mamma.

La redazione ha tentato qualche volta di valutare gli avversari non sulla base del risultato delle partite, ma sulla base del tasso tecnico dei singoli, confrontandoli con i nostri pari-ruolo: ebbene, troppo spesso il singolo non era superiore a chi si trovava di fronte, sicuramente per quanto riguarda gli attaccanti di palla alta, mentre in palleggio e, talvolta al centro, l’ago della bilancia pendeva fortemente per gli avversari.

Quindi dove sta l’inghippo? Con tutta probabilità nella regia e con altrettanta probabilità nell’interazione tra i componenti del sestetto, spesso diretto con molta carota laddove occorreva parecchio bastone: abbiamo visto, soprattutto nelle prime 3 o 4 della classe, attaccanti di palla alta assolutamente modesti o, per meglio dire, non paragonabili alle nostre bande eppure capaci di annullare questo gap con prestazioni ben al di sopra della media dei nostri schiacciatori.

Purtroppo non è facile, in una sola stagione peraltro fortemente condizionata da infortuni e imprevisti vari, amalgamare 8/9 giocatori estremamente diversi tra loro per livello tecnico e passato agonistico oltre che per carattere, forse serviva una prova d’appello che il nuovo corso di via Cà Michiel non potrà offrire: ecco perché abbiamo usato il paragone con il neonato, perché il vero Meduna non si è mai visto, ha solo dato un accenno di come poteva essere (vedi memorabile primo set a Zanè) ma non sappiamo e, ahinoi, non sapremo mai, come poteva essere da grande.

Di tutt’altro livello il campionato giocato dai ragazzi il giovedì sera (di cui abbiamo dato contezza nei pagelloni via via succedutisi) e questo non fa che aumentare l’amarezza per quel che non è stato e che invece poteva essere.

 Ed ora svesto i panni del “giornalista” per rivestire i miei, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile e, a suo modo indimenticabile, questa mia avventura a Meduna, da Luca a Franco, dalla Alice alla Stefania, dalle ragazze del D.T.R. a Mattia, da Gerry al Belli, da Toni alla Chiara, ringrazio Giuliano “Il Principe” Bonadio per avermi proposto di scrivere gli articoli di queste due stagioni, Michele “MIKE o MIKOPH PHOSTO” Nardo per l’allestimento del sito ed infine ringrazio tutti i miei compagni di squadra che sicuramente si sono divertiti a coglionarmi continuamente ma ai quali spero di aver lasciato un simpatico ricordo.

 Non so se la decisione di chiudere sia quella giusta, non so se i motivi siano quelli giusti, non so se si poteva affrontare la situazione in modo diverso, posso solo augurare alla società di proseguire l’attività nel migliore dei modi.

 

Con questo articolo cala il sipario anche sulla mia rubrica.

 

Malinconicamente vostro, Simone “Simon” Puppi.

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