Colognola ai Colli, 29/10/2011.

Trasferta senza gloria per la Pallavolo Meduna, che incappa nella terza sconfitta consecutiva per mano dell’Us Intrepida (VR), capace di tenere i liventini in campo per soli 70 minuti.

Scesi in campo con Fabio Cigagna palleggiatore e Sirio Fantin opposto, Alessandro Carniel e Michele Nardo centrali, Luca Conforti e Simone Puppi schiacciatori e Massimiliano Giuliari libero (a disposizione Andrea Cusin, Andrea Zanchettin, Andrea Venturin, Tiziano Oggian, Giuliano Bonadio), i ragazzi allenati da coach Bellinaso hanno disputato una pessima gara, condita di errori, di nervosismo e di poca lucidità.

Neanche il tempo di prendere le misure del bel palazzetto scaligero e 5 errori (4 inattacco e uno in ricezione) regalano ai padroni di casa il vantaggio sufficiente a guidare il set senza affanni e a cambiare campo con l’inerzia del match a proprio vantaggio.

Si avverte nell’aria quella strana sensazione di resa che ha connotato molte delle gare della passata stagione e che purtroppo si concretizza nel secondo parziale, giocato come fosse una fotocopia sbiadita del primo: tutti si dividono il compito di sbagliare e la ricezione diventa un la regina della specialità quando non oppone alcuna resistenza a 4, ad onor del vero ottimi, servizi avversari. Andrea Cusin rileva Luca Conforti, Tiziano Oggian entra per Fabio Cigagna, Diego Davidetti per Michele Nardo, ma poco cambia e così il terzo set si trasforma in un impietosa raccolta di “già visto”, con gli avversari che non devono fare altro che mettere la palla nel campo liventino e attendere il 25-14.

Qualcuno aveva detto che l’importante non è la destinazione di un viaggio, ma il percorso che si fa per raggiungerlo: se la destinazione è la vittoria direi che siamo leggermente fuori strada.

Sabato prossimola PallavoloMedunasarà di nuovo impegnata in trasferta, alle ore18.30 aCampodarsego (PD) contro il Kuadrifoglio Volley: la vittoria sarebbe cosa molto gradita.

S.P.

 

IL PAGELLONE DI SIMONE

 

Per scrivere gli articoli delle nostre partite, devo ripercorrerne mentalmente tutto lo sviluppo (cosa non semplice, credetemi, che spesso provoca sviste di nomi e ruoli), e farlo con la partita di sabato sera è un operazione tanto frustrante quanto irritante, mi costringe a rivedermi in quel folle inizio partita in cui ho sparacchiato 3 attacchi fuori e ho beccato un ace per poi completare l’opera con un bell’errore al servizio, a rivedere quei 4 ace, sulle righe per la verità, che hanno scatenato grinta solo nelle proteste, mi obbliga a ripensare a quel triste terzo set in cui ci hanno riso in faccia anche gli arbitri.

Stavolta fortunatamente questa dolorosa operazione dura solo pochi minuti, perché non ho alcuna voglia di scrivere, né di sforzarmi di andare con la mente ai mille episodi esilaranti che viviamo durante la settimana di allenamenti.

Ho riflettuto invece su una cosa: i miei week-end si compongono di 48 ore di libertà per ricaricare le pile dopo la settimana lavorativa (anche se a detta di molti lavoro poco e con troppo lauti emolumenti…) e per fare ciò che mi piace, togliendone direi 16 da dedicare al sonno, ne restano 32, tre se ne vanno per pranzi e cene, sulle 29 rimanenti, il volley che amo tanto me ne ha occupate 10 (dalle 16.00 di sabato quando sono partito da casa alle 2.00 di domenica quando sono rientrato).

Il problema non è che per tutto il resto ne residuavano solo 19 ma che di quelle 10, ne è bastata solo una per tornare a casa con una scoppola che ancora mi rovina il sonno.

Quindi le cose sono 2: o la smetto di giocare a volley e dedico quelle 10 ore (senza contare le 7/8 che se ne vanno negli allenamenti settimanali) a qualcos’altro, oppure rendo quell’ora, se anche una sola deve essere, la migliore delle 48 del week-end.

Questa è la pagella che stavolta ho fatto a me stesso, credo che ognuno potrà fare altrettanto ripensando alla sua prestazione.

Mi sento solo di ringraziare le 4 impavide donne che hanno affrontato il lungo viaggio per vedere i rispettivi morosi (o prossimi tali…), abbozzando anche dei timidi “Forza Meduna” che hanno reso meno amara una serata nata male e finita peggio.

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